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Europa 14/09/2015

Italia: Serve un progetto di rilancio e sviluppo della coltivazione della patata

Nel giro di dieci anni le aziende agricole lucane che si occupano della coltivazione della patata si sono notevolmente assottigliate (circa 600 in totale).

Con una contrazione di oltre l’80% del numero di imprese e di ettari di coltivazione (oggi 123 ha) a dimostrazione di cambiamenti strutturali intercorsi negli ordinamenti produttivi aziendali e legati a motivazioni diverse, dalle avverse condizioni climatiche alle frequenti crisi del comparto (prezzi di mercato non adeguati, alti costi di produzione, offerta disaggregata) registrate nel corso dello scorso decennio. A sottolinearlo è la Cia Basilicata in occasione delle due sagre più rappresentative (Muro Lucano e contrada Giuliano) dedicate alla patata.

Purtroppo - aggiunge la nota - le prime indicazioni emerse nel corso della riunione dell’Osservatorio economico della filiera pataticola, svoltosi a Roma lo scorso 28 luglio non sono positive: in Italia, nel 2015 la produzione di patate è attesa in calo del 15% rispetto a quanto raccolto lo scorso anno.Tale risultato è frutto sia della riduzione delle superfici investite, sia delle rese produttive per ettaro, penalizzate anche dalle temperature eccezionalmente alte che sono state registrate nel corso di alcune delle principali fasi di sviluppo fenologico della coltura. C’è sicuramente - sottolinea la Cia lucana - un problema prezzi che ha assottigliato la redditività dei produttori, passando dai 50 cent/kg del 2013 agli attuali 20 cent/kg (per il prodotto confezionato in sacchetti da 5-10 kg si scende sino a 10 cent/kg).

Nonostante il calo dei prezzi, secondo una ricerca condotta da Nielsen e commissionata da Naturitalia e Apo Conerpo, in un solo anno, 300mila famiglie italiane hanno rinunciato a comprare patate da mensa; 20,5 milioni hanno acquistato patate fresche almeno una volta nel corso del 2015. A voler rovesciare la medaglia, perciò, 4,3 milioni di famiglie italiane non comprano patate fresche, nonostante si tratti forse del prodotto orticolo di largo consumo per eccellenza e nonostante il suo tasso di penetrazione sia elevatissimo (cfr. FreshPlaza del 09/09/2015).Per la Cia Basilicata le sagre devono riaccendere l’attenzione a sostegno di un progetto di rilancio e sviluppo della coltivazione della patata, soprattutto da destinare all’industria di trasformazione che registra un incremento di richiesta.Nel sottolineare che esistono varietà riconosciute e particolarmente apprezzate da importatori e industria quali la patata rossa di Terranova del Pollino, la patata a pasta bianca, denominata "Marca" o gialla "Paesana", coltivata da anni a San Severino Lucano, ma anche piccole produzioni (in quantità) di aree interne del Melandro, la Cia lucana evidenzia che se incrementata, la coltura può rappresentare una valida alternativa sia per le aree irrigue pianeggianti della valle e per le aree collinari dell’Alta Val d’Agri e del Senisese che per quelle aree più interne dove l’irrigazione e la qualità del terreno possono garantire un’adeguata produzione e una programmazione della commercializzazione del prodotto sul mercato.

Si tratta di fare un salto tra le OP per realizzare quella filiera che è sempre mancata e superando le limitate produzioni a uso e consumo familiare delle aziende agricole più piccole. Pesa la frammentazione del mercato: da un lato soltanto 6 player ( incluse private label, e marchi Consorzio della Patata Italiana di Qualità e Naturitalia) controllano il 57% del mercato delle patate, dall’altro il restante 43% che è fortemente diluito in oltre 200 player.L’occasione da non sprecare - conclude la Cia Basilicata - è il nuovo PSR 2014-2020, anche per incrementare le produzioni di maggiore qualità e in grado di garantire più reddito agli agricoltori. 

Fuente: freshplaza


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